Inverter
L'inverter è un apparato elettrico che converte la corrente continua in
corrente alternata; essi sono anche chiamati convertitori DC/AC.
I principali settori d’impiego degli inverter sono:
• Le alimentazioni di emergenza, ovvero, i gruppi di continuità statici
UPS (Uninterruptible Power Supply) per alimentare utenze adatte alla rete
di distribuzione (230V 50Hz) in situazioni di assenza della medesima, convertendo
in corrente alternata la corrente continua fornita dagli accumulatori. Sono
presenti in ospedali, supermercati e altre strutture dove è indispensabile
la presenza di energia elettrica.
Qui sotto uno schema di principio di un gruppo di continuità.
• Gli elevatori di tensione continua: per alzare il valore di una tensione
continua, si trasforma la continua in alternata, applicandola al primario
di un trasformatore con rapporto di spire N>1, per poi raddrizzare la
tensione di uscita ottenendo una tensione in uscita maggiore di quella di
ingresso.
• Gli impianti fotovoltaici ed eolici dove è necessaria la conversione
in alternata della corrente continua prodotta da questi generatori.
• Nel settore dell’automotive per la regolazione della velocità, della
coppia e del senso di rotazione dei motori in corrente alternata, usata
ad esempio per le automobili elettriche.
• Nei gruppi di refrigerazione e di condizionamento.
Come funziona un inverter? Cioè come è possibile, disponendo di un generatore di tensione continua ottenere una tensione in forma alternata?
In prima istanza dobbiamo ottenere un'onda quadra e conosciamo già diversi
dispositivi astabili in grado di farlo (timer
555, trigger
di Schmitt etc..). Ricordando poi il teorema
di Fourier sappiamo che qualunque forma d'onda periodica, può essere considerata
come il risultato della sovrapposizione di più segnali sinusoidali (combinazione
lineare) di opportune ampiezze e frequenze.
Sopprimendo le armoniche secondarie e lasciando solo l'armonica fondamentale
dell'onda quadra generata, otterremo una forma d'onda sinusoidale che ha
la stessa frequenza (e quindi lo stesso periodo) dell'onda quadra originaria.
Quest'ultimo passaggio può essere eseguito da un semplice filtro passa-basso,
dato che l'armonica fondamentale è caratterizzata dalla frequenza più bassa.
Ci sono tre tipologie principali di onda che possono essere utilizzate da un inverter:
• Inverter a onda quadra, che può essere impiegata solo su carichi puramente resistivi come lampade o stufe elettriche.
• Inverter a onda quadra modificata, che può essere impiegata su carichi di tipo resistivo capacitivo, con forti limitazioni perchè molte apparecchiature domestiche possono dare dei problemi: le radio potrebbero essere affette da fruscio, le ventole di raffreddamento e i compressori dei frigoriferi potrebbero risultare più rumorose, televisori, computer e stampanti potrebbero non funzionare correttamente.
• Inverter a onda sinusoidale pura;
viene prodotta dagli inverter degli impianti fotovoltaici e può alimentare
tutti i carichi domestici in modo efficiente perchè è assimilabile con notevole
accuratezza alla tensione sinusoidale di rete.
L'onda sinusoidale pura è, inoltre, indispensabile ogni qual volta si debba
azionare un motore elettrico, come ad esempio quello della lavatrice.
Un semplice inverter ad onda quadra può essere costruito con un semplice integrato NE555 come si vede nel disegno sottostante:
dove in uscita dall'integrato, oltre ad un trasformatore di stepup si nota uno stadio amplificatore di potenza push-pull a simmetria complementare costituito da due transistor di potenza NPN e PNP. L'amplificazione di potenza si rende necessaria per garantire in uscita oltre ai 230V di tensione nominali un adeguato valore di corrente. Ricordiamo che un'utenza domestica assorbe al massimo 3kW=3000W la massima corrente assorbita sarebbe :
quindi devono essere forniti circa 5A per ogni kW di consumo e lo stadio di potenza in uscita ha proprio il compito di innalzare il valore di corrente erogato.
Nonostante l'apparente semplicità del circuito proposto, quella appena esposta non è considerata la soluzione più efficiente. Nella pratica si utilizza una tecnica a commutazione su interruttori statici.
Inverter monofase a presa centrale
L'inverter a presa centrale è un primo dispositivo funzionante a commutazione
che può essere usato come convertitore CC-CA.
La configurazione si ottiene sdoppiando l'ingresso dell'inverter con un
punto centrale accessibile, in modo da alimentarlo con due tensioni uguali.
Per comprendere il principio di funzionamento basta notare che nel circuito
sono presenti in ingresso due generatori ideali di tensione aventi la stessa
tensione Vi, due interruttori statici S1 e S2
e un carico ohmico di resistenza R tra i nodi A e B, di cui il secondo costituisce
la presa centrale dell'alimentazione.
Definito il periodo T e, quindi, la frequenza f = 1/T, della tensione alternata
che si desidera avere sul carico R, si suddivide T in due intervalli di
uguale durata T/2.
Se nel primo semiperiodo da 0 a t1 si chiude S1 e
si lascia aperto S2, sul carico verrà applicata la tensione positiva
Vo = VAB = Vi.
Analogamente, se nel secondo semiperiodo da t1 a t2
si apre S1 e si chiude S2, sul carico verrà applicata
la tensione negativa
Vo = VAB = Vi. Anche la corrente nel
carico, data da i = Vo /R avrà la stessa forma d'onda.
Ripetendo per ogni intervallo di tempo T questo ciclo di comando degli
interruttori, si otterrà sul carico una tensione periodica alternata di
forma d'onda rettangolare e valore medio nullo. Essa può essere vista come
la composizione di una sinusoide fondamentale di frequenza f = 1/T e di
infinite sinusoidi con ampiezza decrescente e frequenza crescente.
Con lo sviluppo in serie di Fourier si può constatare che vi sono solo armoniche
dispari e che la prima armonica ha valore massimo pari a:
Inserendo sull'uscita del convertitore un filtro opportuno (per esempio un filtro passa basso LC, si ottiene una tensione Vo con forma d'onda pressoché sinusoidale.
Si dimostra infatti che un filtro di questo tipo ha funzione di trasferimento
che antitrasformata nel dominio del tempo fornisce in uscita una funzione sinusoidale del tipo Vo=sin(ωt).
In questa tecnica risulta particolarmente importante la scelta degli interruttori
comandati che commutano alternativamente tra due livelli di tensione costante,
tale commutazione è detta commutazione forzata o hard-switch e avviene nell'istante
in cui la corrente circolante è al valore massimo, ciò comporta dei problemi
che devono essere attenzionati nel momento in cui le correnti in gioco siano
particolarmente alte.
I dispositivi che in genere vengono utilizzati possono essere i BJT di potenza,
i MOSFET di potenza e gli IGBT (Insulated Gate Bipolar Transistor).
Nel recente periodo c'è la prevalenza ad utilizzare MOSFET di potenza il
cui simbolo è rappresentato qui sotto.
Hanno la caratteristica principale di essere comandati in tensione e di necessitare (al contrario dei BJT) di correnti di comando trascurabili, ciò implica una minor dissipazione di potenza e quindi un minor riscaldamento.
Gli IGBT introdotti sul mercato a partire dalla metà degli anni 80 hanno il simbolo grafico è qui sotto riportato.
Essi hanno ulteriori vantaggi rispetto ad i MOSFET : elevata impedenza di ingresso, elevata velocità di commutazione e sono impiegati in un ampio campo di potenze, tra i pochi kW e qualche MW. L'IGBT è posto in conduzione da una tensione positiva sul gate ed in interdizione da una tensione leggermente negativa sempre sul gate.
Inverter monofase a ponte
Lo schema seguente mostra la struttura di un inverter a ponte monofase denominato anche H-bridge (ponte ad H) ed è il tipo più diffuso per la costruzione degli inverter.
che ridisegnato con interruttori a MOSFET risulterebbe come segue.
Si nota immediatamente che non è più necessario avere una sorgente in continua col punto centrale disponibile, per contro raddoppia il numero dei componenti elettronici impiegati.
Il funzionamento avviene comandando alternativamente, per ogni periodo, le coppie di interruttori S1-S4 ed S2-S3, ognuna delle quali resta in conduzione per il tempo T/2. Le configurazioni dei due circuiti che si ottengono sono riportate di seguito.
Le forme d'onda della tensione e della corrente di uscita sul carico sono le seguenti:
Nel disegno viene specificato che quando il valore di corrente è negativo, il suo passaggio avviene attraverso i diodi associati ai rispettivi interruttori.
Le forme d'onda che si ottengono sono analoghe a quelle viste per l'inverter a presa centrale, ma con ampiezza della tensione doppia.
Inverter PWM
Quelli trattati finora sono semplici circuiti per inverter ad onda quadra;
nella pratica diventa importante la possibilità di generare onde sinusoidali
assimilabili alla tensione di rete (230V, 50Hz), per questo motivo è stata
introdotta la tecnica PWM (Pulse Width Modulation = modulazione a larghezza
di impulso) che permette di soddisfare questa esigenza.
Qui sotto lo schema di principio del modulatore PWM.
Si notano:
• Un oscillatore fornisce il segnale modulante, costituito da una tensione sinusoidale di ampiezza Vm e frequenza fm pari alla frequenza dell'armonica fondamentale della tensione che si vuole ottenere in uscita.
• Un oscillatore fornisce il segnale portante, costituito da una tensione alternata con forma d'onda triangolare, ampiezza Vp e frequenza fp maggiore dell'onda modulante; dal suo valore dipende la frequenza di commutazione dell'inverter.
• In ingresso all'inverter viene posta la tensione costante Vi.
• Un modulatore PWM che deve confrontare, istante per istante, i valori del segnale modulante e di quello portante e inviare i comandi di commutazione all'inverter.
Come modulatore PWM possiamo anche utilizzare il circuito a ponte (H-bridge) visto prima, applicando due comparatori per il comando dei quattro interruttori statici.
Dobbiamo notare la presenza di una porta NOT in ingresso agli interruttori
S2 ed S4. Questo permette di inibire S2
quando è attivato S2 e inibisce S4 quando viene attivato
S3. Importante è notare come al primo comparatore (di sinistra)
venga applicata Vm mentre al secondo comparatore (di destra)
viene applicata -Vm. Gli interruttori S1 ed S2
determinano il livello di tensione al punto A e gli altri due interruttori
determinano il livello di tensione al punto B.
Con la tecnica appena esposta, per il nodo A
viene ottenuto il seguente segnale:
Sul nodo B, tenendo conto che al secondo comparatore viene fornita una Vm invertita di fase, avremo il seguente segnale:
Ai capi del carico R si viene a realizzare (inevitabilmente) la differenza di potenziale Vo=VAVB dunque la differenza dei due segnali risultanti.
Si ottiene in questo modo una tensione di uscita composta da impulsi positivi
e negativi, di ampiezza costante e larghezza variabile, scomponibile in
una componente fondamentale con andamento sinusoidale, di frequenza pari
a quello del segnale modulante, e una serie di componenti armoniche di disturbo.
Le armoniche generate con questa tecnica di pilotaggio, nell'ipotesi che
l'ampiezza della modulante non superi quella della portante, hanno frequenze
pari a quella della portante o superiori, mentre la fondamentale ha la stessa
frequenza della modulante.
Dal momento che fp è, in genere, almeno dieci volte maggiore
di fm, vi sarà una notevole differenza tra la frequenza della
prima e quelle delle altre armoniche della tensione d'uscita.
Questo rende molto più agevole l'eliminazione del residuo armonico sulla
forma d'onda della tensione. La regolazione del valore efficace della tensione
d'uscita si ottiene variando il valore massimo del segnale modulante, mentre
la regolazione della frequenza viene effettuata variando la frequenza di
tale segnale.
La forma d'onda così ottenuta dovrà poi essere ulteriormente elaborata dal filtro LC che sarà posto a monte del carico, secondo questo schema, tenendo conto che il trasformatore di isolamento T è presente solo in alcuni modelli; in altri casi si preferisce non utilizzarlo per migliorare il rendimento dell'inverter.
Come si nota dai grafici, l'effetto elettrico all'uscita, a valle del filtro LC è assimilabile a un'onda sinusoidale che può aumentare la sua accuratezza all'aumentare della frequenza dell'onda portante.