Amplificatore a transistor
I circuiti elettronici sono divisi in due categorie: circuiti analogici
e circuiti digitali.
Nei circuiti analogici il segnale di uscita deve poter variare in modo
continuo, legato alle variazioni del segnale di ingresso; nei circuiti
digitali non ha importanza il valore preciso del segnale purché sia compreso
entro certe soglie, a seconda delle quali il segnale viene interpretato
in due possibili modi diversi (livello alto e livello basso).
E' chiaro allora che il buon funzionamento del circuito nei confronti
del segnale dipende dalla scelta di tale punto di polarizzazione e della
sua stabilità. Il circuito più semplice che può assicurare una polarizzazione
è il seguente:
Tale circuito può essere analizzato graficamente a partire dalle caratteristiche di ingresso e di uscita del transistor e di quelle dei due generatori
Il punto di funzionamento sulla caratteristica di uscita è determinato dall'intersezione tra la retta di carico statica descritta dall'eq. sulla maglia di uscita:
con la caratteristica dei transistor selezionata dal valore della corrente
di base.
Quando il transistor è polarizzato in zona attiva (cioè il suo punto di lavoro si trova in zona attiva) esso può funzionare da amplificatore; cioè diventa un dispositivo in grado di trasformare un segnale di ingresso a basso livello, proveniente da un trasduttore, in uno ad alto livello su un generico utilizzatore di uscita.
Supponendo di sovrapporre al punto di lavoro in continua la variazione dinamica in ingresso ΔIB, provocata dalla presenza di un generatore di segnale vi produrremo in uscita una variazione di corrente ΔIC e di tensione ΔVCE. In ragione delle caratteristiche del transistor la tensione dinamica di uscita risulterà amplificata (in ampiezza) rispetto alla forma d'onda della tensione di ingresso.
Dal punto di vista pratico il transistor ci permette di manipolare un
segnale dinamico in ingresso (ad esempio una forma d'onda alternata sinusoidale)
e di trasferirlo in uscita opportunamente amplificato (alla stessa frequenza).
Potremmo pensare di risolvere di risolvere i circuiti amplificatori con
un metodo grafico, tracciando di volta in volta sulle caratteristiche,
l'andamento delle grandezze in gioco. Questo procedimento risulterebbe
sicuramente faticoso ed impreciso e non si presterebbe ad un uso sistematico
delle varie configurazioni. E' necessario scegliere un metodo risolutivo
analitico e di tipo generale, per questo motivo si deve determinare un
modello elettrico in grado di rappresentare il funzionamento del transistor
in regime dinamico.
Dal punto di vista pratico, una prima strutturazione si ha connettendo il blocco amplificante, alla sorgente del segnale, accoppiando i due stadi in modo tale che la corrente continua che polarizza il blocco amplificatore non influenzi il generatore, questo avviene interponendo i due stadi con il condensatore di accoppiamento Ci.
Allo stesso modo il carico RL verrà connesso all'uscita del
transistor tramite il condensatore Co. L'uso dei condensatori
di accoppiamento è fondamentale; alle medie frequenza essi costituiscono
un corto circuito per il segnale variabile, mentre sono permanentemente
un circuito aperto per la continua, che non riesce ad attraversarli e
che quindi condiziona solo il blocco amplificante assicurandone la polarizzazione.
Il segnale, invece, superando i condensatori, raggiunge il blocco amplificante,
sovrapponendosi al punto di lavoro (in continua) del transistor, esso
si presenta amplificato in uscita sulla resistenza di carico RL.
Lo studio del funzionamento dinamico, prescinde, ovviamente dalla tensione
continua, essa dal punto di vista dinamico viene assimilata alla massa.
Applicando questo principio, otteniamo il circuito dinamico alle medie
frequenze:
per l'analisi del circuito ottenuto, bisogna sostituire al transistor un suo circuito equivalente; uno dei modelli più usati (i cui parametri corrispondono al funzionamento fisico del componente) è il modello π-ibrido.
Il modello π-ibrido
In questo modello rx corrisponde alla resistenza ohmica di base è quindi un valore costante indipendente dalla polarizzazione, valore fornito dal costruttore, rπ
viceversa è una resistenza differenziale esprimibile come :
dalla fisica del transistor si ha:
dove:
k=costante di Boltzmann 1,3805 10-23 J/°K
T=temperatura in °K
q=carica dell'elettrone=1,6 10-19C
in queste formule, IB è la corrente di base continua di polarizzazione;
in modo analogo:
risulta dunque:
Riassumendo; per passare dal circuito effettivo al quello dinamico, valido
alle medie frequenze, bisogna applicare le seguenti regole:
1) I condensatori di accoppiamento sono considerati dei corto circuiti
2) Le linea di alimentazione viene assimilata alla massa
3) Si sostituisce il transistor col suo medello equivalente
In base a queste regole, il circuito preso in considerazione diventa:
il parametro principale a cui si può essere interessati in genere, è il
guadagno di tensione:
in questi casi la regola è separare il rapporto fra la tensione di ingresso e quella di uscita in due rapporti parziali, come:
considerando il circuito di ingresso, per la regola del partitore di tensione:
nel circuito in uscita il parallelo fra RC ed RL
viene percorso da una corrente βib che provoca una caduta
di tensione uguale e contraria alla vo. Per cui:
come si vede il procedimento è più laborioso che difficile.
Modello a parametri h
Mentre il modello π-ibrido si presta ad uno studio dell'amplificatore
anche alle alte frequenze, se l'analisi è limitata alle medie frequenze
il modello più utilizzato è quello a parametri h. Normalmente l'amplificatore
a transistor si può presentare attraverso tre configurazioni fondamentali:
1) configurazione a emettitore comune
2) configurazione a base comune
3) configurazione a collettore comune
Queste denominazioni derivano dal fatto che analizzando gli schemi circuitali
nelle tre rispettive configurazioni, dal punto di vista dinamico, risultano
collegati a massa l'emettitore, la base e il collettore.
per la configurazione a emettitore comune avremo le seguenti corrispondenze:
hie=rx+rπ
hfe=β
hoe=0
hre=0
in questo modello hfe e hre sono numeri puri,
hie una resistenza (Ω )
hoe una conduttanza (1/Ω=Siemens)
per le altre configurazioni il modello rimane identico, cambia solo il
nome dei parametri dato che il secondo pedice diventa b nel caso del base
comune e c nel caso del collettore comune. I valori sono i seguenti:
in generale i parametri h vengono forniti dal fabbricante.